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29 maggio 2025

Interventi e commenti

Spazio ai segni per una formazione inclusiva

L'esperienza di Ignazio Salvatore Samannà, traduttore e docente di Lingua dei Segni italiana LIS e LIST nell'ambito della formazione

Spazio ai segni per una formazione inclusiva

…e adesso è il mio turno… dopo l’interessante articolo della dott.ssa Elisabetta Maier, Psicologa del Lavoro e delle Organizzazioni, specializzata in Ergonomia e Fattori Umani, ne prendo spunto con attenzione e responsabilità per raccontare e fare conoscere il mio mondo, che sempre più spesso si incontra con il mondo della formazione.

Inizio ringraziando AiFOS, che mi ha contattato per una nuova collaborazione per un corso di aggiornamento lavoratori, di cui ho accettato l’incarico.

Il mio ruolo all’interno di un’equipe di formazione non è di facile svolgimento, perché in agguato c’è sempre il rischio di fare la figura “dell’impiccione e del curiosone”, di colui che fa mille domande, ma ad onor del vero in AiFOS ho sempre riscontrato piena disponibilità nel dare risposta alle mie richieste, ma non sempre è così.

Prima di continuare è doveroso presentarmi: sono un Interprete Traduttore e Docente della Lingua dei Segni Italiana LIS e LIST (Lingua dei Segni Italiana Tattile), Referente Regione Sicilia e Sardegna dell’ANIMU, Associazione Nazionale Interpreti della Lingua dei Segni Italiana, abilitato a tradurre dalla lingua parlata alla LIS e viceversa. L’Interprete, nel momento in cui compie un processo di elaborazione sul messaggio della lingua di partenza per riformularlo nella lingua di arrivo, utilizza sia il canale acustico-verbale sia il canale visivo-gestuale e deve avere un’ampia conoscenza di entrambe le lingue e le culture che utilizza, al fine di garantire la traslazione reale da una lingua all’altra di tutte quelle sfumature che diversamente non verrebbero rese, individuando precise specializzazioni: l’interprete di conferenza traduce solitamente in simultanea, fisicamente collocato all’interno della sede o da remoto proiettato su schermi, per un uditorio assai ampio e spesso eterogeneo, l’interprete di trattativa, invece, traduce in simultanea o consecutiva secondo le richieste degli utenti che sono in numero limitato.

Nell’interpretazione dal segnato al parlato, l’enunciato deve essere chiaro, il ritmo confortevole per gli ascoltatori, non devono esserci false partenze, pause, intercalari di maniera, la scelta lessicale deve essere pertinente ed adeguata, la costruzione sintattica corretta, il discorso coeso e coerente, garantendo la completezza del messaggio con particolare riguardo all’informazione e ai contenuti. L’interpretariato deve interessare l’intera frase o il periodo, un interpretariato “parola per parola” non è da considerarsi accettabile; inoltre, si deve essere in grado di comprendere le culture nelle quali opera, applicando le proprie conoscenze al fine di promuovere un’effettiva comunicazione culturale e linguistica, come un vero e proprio “ponte” di comunicazione tra sordi e udenti.

…Ma andiamo un po’ sul pratico… cosa succede quando si accetta l’incarico per un servizio di interpretariato? Una delle prime domande che faccio è: “Si sa che modus comunicativo usano i sordi presenti in formazione?”. A un primo impatto potrebbe sembrare una domanda banale, ma non lo è, perché tutto parte dalla conoscenza appropriata del fruitore finale del servizio, e purtroppo quasi mai si riescono a dare delle risposte esatte alla domanda: “che tipo di sordo è?”, le risposte potrebbero essere diverse: “è un sordo segnante, è un sordo oralista, è un sordo bilingue, è un sordo segnante ipovedente, è un sordo segnante oralista ipovedente”. Come si può notare, le risposte sono differenti e gli approcci al servizio dovrebbero essere adeguati al “tipo” di sordità presente, ovviamente cambiando l’approccio di interpretariato dovrebbe cambiare anche l’approccio che il formatore va a proporre nel corso della formazione, ecco perché chiedo sempre chi è il formatore e se posso comunicare con lui per poterci confrontare e consigliare al meglio su come impostare la proposta didattica.

Anche il formatore dovrebbe essere avvisato per tempo sulla presenza di persone con disabilità, per monitorare e modificare anche l’approccio con i discenti, nel rendere la formazione fruibile e accessibile a tutti, ma purtroppo questo aspetto spesse volte non viene valutato; ecco perché mi premuro a contattarlo per tempo, capire come ha previsto e strutturato il suo intervento, se farà un utilizzo di slides, di video, se alla fine del percorso formativo proporrà un test di valutazione finale e in quale modalità: domande a risposte multiple, aperte o chiuse ecc. È un “modus lavorandi”, fondamentale, quello di conoscere l’argomento, le dinamiche decise dal formatore; infatti chiedo sempre in anticipo tutto il materiale che verrà dispensato durante la formazione.

L’Interprete professionista della Lingua dei Segni in questo modo si rende conto dell’argomento premurandosi di ricercare, qualora ne ravvisi la necessità, tutti i segni settoriali del caso, perché come per qualsiasi lingua, anche per la lingua dei segni esiste un segnato settoriale, (segnato settoriale medico, scientifico, liturgico, giuridico e così via); inoltre i formatori spesso utilizzano parole e acronimi inglesi e/o inusuali, per cui disponendo del materiale per tempo si può fare un lavoro di qualità e quanto più aderente all’argomento trattato.

È bene sottolineare come il confronto e la condivisione possano apportare un più soddisfacente risultato finale. Il formatore, ascoltando i suggerimenti dell’interprete, può apportare modifiche strutturali alle slides, che sicuramente gioverebbe a vantaggio tutto il contesto classe al fine di rendere la formazione inclusiva e fruibile a tutti creando una classe omogenea.

Inoltre, raramente ho sentito chiedere alla classe se tra i discenti c’è qualche dislessico; sappiamo bene infatti che il dislessico ha parecchie difficoltà nella lettura e quindi riuscire a prevenire darebbe una marcia in più alla riuscita della “MISSION”.

Il momento di formazione/aggiornamento non è solo un’occasione in cui il formatore, dopo aver progettato la lezione, legge dettagliatamente e scupolosamente le slides, ma deve costituire una “formazione peer to peer” che si basa su uno scambio diretto tra due o più persone che imparano l'uno dall'altro, creando una situazione “win-win” perché tutti i partecipanti allo scambio imparino gli uni dagli altri

Personalmente, chiedo sempre al formatore di rivedere ed eventualmente rimodulare i momenti di pausa, in quanto la capacità di attenzione dopo un po’ si riduce poiché il sordo, usando la vista come canale di comunicazione, ha maggiori difficoltà a seguire per lunghi periodi.

Naturalmente, anche il formatore dovrà adottare accortezze e strategie comunicative al fine di catturare l’attenzione del sordo, perché la figura dell’interprete è fondamentale per trasmettere il messaggio e l’argomento, ma il regista dell’incontro è il formatore che deve suscitare interesse negli interlocutori, sordi o udenti che siano, per evitare di farli distrarre e annoiare!

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